Quotidianamente sentiamo parlare di storytelling. La maggior parte dei Brand oggi utilizza gli inglesismi in maniera smodata, ma quello che piace di più e che pensiamo sia il termine più gettonato al momento è proprio: “storytelling”.
La parola stessa determina che qualcuno stia lavorando al racconto di una storia. Ma la domanda cruciale è: la storia esiste? O la storia va inventata? (Non utilizzo la parola ideata, perché è troppo aulica e mi serve rafforzare il concetto del “fuffa-story”.)
Di sicuro nel 2025 è sempre più complesso immaginare che qualcuno possa raccontare qualcosa che in realtà così non è, perché chiaramente esistono più fonti dalle quali poter attingere ulteriore materiale e fare un check sulle cose scritte, ma non è propriamente vero.
Esistono Brand che non hanno una storia o che magari non sono molto contenti della loro, che hanno ben pensato che farsene scrivere una di tutto punto da zero potesse essere la soluzione.
La maggior parte di questi pensa che la sua storia non sia “importante” perché è fatta di cadute, di tracolli, di riproviamoci e vediamo cosa succede.
Il bello sta proprio in questo. Bisogna sdoganare il pensiero assurdo che dietro un Brand ci siano solo uomini o donne che non hanno mai perso alcuna sfida, che la produzione è sempre stata la migliore in assoluto e che il mercato di riferimento ha sempre risposto positivamente al prodotto/servizio venduto.
Il consiglio spassionato che lasciamo alla fine di queste righe è: cercate di rendere autentici i Brand che gestite. Questa sarà sempre una delle caratteristiche più apprezzate.